(vedi anche trasferimenti e guide turistiche organizzate da B&B Corte dei Musco)
Insieme all’attiguo ex Convento dei Celestini, oggi Palazzo della Prefettura, costituisce la più elevata manifestazione del barocco leccese: è infatti un unicum rispetto agli altri monumenti coevi presenti in città per la cascata decorativa della facciata, e per la fantasia ornamentale. Eretta tra il Cinquecento ed il Seicento, fu portata a termine dal celebre decoratore locale Giuseppe Zimbalo. Il prospetto, ricco di simboli, statue e decorazioni, si divide in tre sezioni.Nella prima, complessivamente molto sobria, si notano subito il ricco portale di ingresso, delimitato da due coppie di colonne con capitelli che sorreggono la trabeazione, e i due portali laterali, di dimensioni più modeste. La seconda sezione è caratterizzata da una lunga balaustra sorretta da cariatidi zoomorfe e antropomorfe dal forte significato simbolico. Tra queste figure si notano dei turchi costretti a star piegati e sentire tutto il peso della cristianità. Tredici puttini corrono lungo tutta la balaustra. Su tutto domina il grande rosone centrale, di ispirazione romanica, ma con elaborata ghiera barocca: un opera senza precedenti per bellezza e cura nei particolari. Si tratta di una serie di quattro cornici concentriche con testine di angeli alati, di fiori di loto e di frutta. La terza sezione è costituita da tutto il resto sino al fastigio recante lo stemma dei Celestini che incorpora una croce, simbolo del trionfo della Chiesa. L’interno, a pianta basilicale a croce latina, era originariamente ripartito in cinque navate, due delle quali furono successivamente riassorbite in cappelle laterali.
Collocato nell’omonima piazza, è la cattedrale di Lecce, dedicata a Maria Santissima Assunta. Fu costruito una prima volta nel 1144, poi nel 1230 ed infine nel 1659 dall’architetto leccese Giuseppe Zimbalo. Il Duomo possiede due prospetti: il principale, posto a sinistra dell’Episcopio, presenta una decorazione molto semplice e sobria, mentre il secondo, rivolto verso l’ingresso della piazza, è molto più ricco e maestoso. L’interno a croce latina a tre navate separate da pilastri a semicolonne, colpisce per la grandiosità che esprime.Oltre al bellissimo altare maggiore,in marmo policromo, dedicato alla Vergine Assunta, ci sono altri dodici altari, decorati con colonne tortili, che racchiudono tele di grande significato religioso e di notevole valore artistico. Il soffitto ligneo, a lacunari intagliati e dorati, copre tutta la navata centrale e il transetto (1685): in esso sono inserite le tele di Giuseppe da Brindisi, che rappresentano la Predicazione di Sant’Oronzo. la Protezione dalla peste e il Martirio di Sant’Oronzo e, nel transetto, l’Ultima Cena. Molto suggestiva è anche l’illuminazione della Piazza, che non solo mette in risalto la bellezza artistica, ma crea un’atmosfera mistica che induce al raccoglimento.
L’Anfiteatro romano
Costruito in Età Augustea e misurava circa 102 m × 83 m e riusciva a contenere oltre 25.000 spettatori. Attualmente è possibile ammirare solo un terzo dell’intera struttura, in quanto il resto rimane ancora nascosto nel sottosuolo di piazza Sant’Oronzo. La parte che vediamo, con le numerose gradinate, dà l’immagine di una costruzione imponente e ben rifinita sia per le statue, che in parte sono conservate presso il Museo “Castromediano”, che per i bassorilievi in marmo che si trovavano lungo la parete che divide l’arena dalla cavea. Queste sono un’espressiva testimonianza delle venationes che avevano luogo nell’anfiteatro.
Il Teatro romano
Il teatro è stato riportato alla luce in momenti diversi a partire dal 1929 da Cosimo de Giorgi e, solo di recente, è stato risistemato. Di incerta datazione, il monumento è assegnato al periodo augusteo. Le gradinate, le grandi lastre di pietra dell’orchestra, le statue marmoree di età antoniniana, alcune delle quali sono oggi presso il Museo Provinciale, e i fregi in marmo che abbellivano il complesso, danno un’idea del piacere che i Romani di Lupiae avevano nell’allestire spettacoli.
Il Castello Carlo V
Voluto da Carlo V e riprogettato da Gian Giacomo dell’Acaia, fra il 1539 e il 1549 viene ampliato e reso più sicuro: di forma trapezoidale, con angoli a punta di lancia, con mura massicce, con un fossato largo e profondo intorno all’intera opera. All’interno, grandi saloni, oggi utilizzati per manifestazioni istituzionali e culturali.